5 aprile 2008

Exp_1 Scritturae




Gilda l'aveva sempre saputo: un giorno l'avrebbe suonato, il violino.
E oggi giorno del suo ottavo compleanno nonno glielo aveva regalato.
Glielo aveva fatto trovare in soggiorno e l'aveva invitata ad avvicinarsi a quel pacco color fustagno vecchio come i suoi pantaloni lisi, e con quelle sue grosse mani contadine l'aveva toccato piano, lateralmente, con timida riverenza.
Lei con il passo leggero di una gatta timorosa si era avvicinata, ma subito, con estrema determinata precisione, aveva preso a strappare quella carta spessa. Ed ecco comparire tra gli strappi la forma sinuosa del suo violino.
-un violino parla con voce di donna.
l'unico commento del nonno, il primo e l'ultimo di tanti anni di note, il solo commento per l'intero arco di una giovinezza passata a ferirsi polpastrelli di virtuosismi geometrici, voli pindarici di interiorità femminile, barocchismi di sentimentalismo.
forse era quella la sola voce di donna a cui delegava di parlare nelle pause, nel bianco, fra le sue scabre parole di uomo rustico; era colei che avrebbe dovuto riempire con dolce voce femminile l'assenza che pesava in quella casa.
Ma lei, la voce di violino seppur parlasse spesso di pianti strenuamente eroici e di litanie femminili, quando non suonava, la lasciava a gelare delle pause del discorso, del vuoto che a tavola sembrava colmare la stanza.
La cucina intera era come sopraffatta da quel silenzio assordante, la pila di piatti puliti e ordinati che giacevano immobili nelle loro scansie, sembravano pronti a cadere spinti da un'invisibile forza, tutto quel vuoto che li opprimeva cercava di farli caracollare a terra con il boato febbricitante di un'esplosione.
cocci.
e allora il violino riprendeva a suonare, dire, incoraggiare.
Flebile eroica voce di donna, la musica la educava.

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