2 dicembre 2008

alice_guevara

_qui e altrove

si sta.
si sta come.
d'autunno.
sugli alberi.
si sta come
sugli alberi
d'autunno. le foglie.

qui e già altrove, più avanti con il pensiero e questa testa...
ma più che con la testa o il pensiero, la coscienza... la presenza.
Come la foglia già per metà staccata nel volo.
Si sta.
Si sta ed è come invece esser già partiti, volati via. Qui e non qui.
Insieme nello stesso momento. Attimo che è qui eppure già vola via,
nel suo incessante movimento.
Fluire, percepire.
Parola. Nodo in gola.
La parola è statica, stabilizza invece la parola. non si dice che sono come macigni?
la parola è già questo luogo, perchè permane, statica.
Memoria avvolticchiata in calda coperta.
Torpore, immobilità.
E' stare qua, solo qua, dormire, prendere posto, farsi caldi, pesanti.
La memoria è di chi si fa vecchio e ha il tempo di sedimentarsi, come nel terreno.
Radici.
Lasciare le proprie membra in negativo, nell'esausta pesantezza del corpo, che si fa vecchio, pesante, esserci in un corpo avvolticchiato di membra.
Un corpo qui, caldo, che parla la sua memoria in cicatrice, e forse sa anche quello che dice... ma lo stesso corpo è membrana, azione scattante, presenza di mente.
Volata via.
Come le foglie d'autunno al vento.
E allora la musica di questo incessante fluire, momento, come il vento soffia impercettibile sempre, a togliere scarnificare le ossa, a rendere vivi i tendini e i nervi.
questa musica o soffio vitale che batte batte nel ritmo del cuore.
Questa musica quanto più ci assale, più ci muove. E ci commuove.
Ci fa partire, sognare, volare via.
E la parola diventa gesto, un tono, un lucicchìo non molesto.
Maldestro è chi cerca di trattenere questo sospiro. che si fa parola, ma è musica da dentro.
E questa stanza, quand'è così, diventa un luogo diverso: più ampio, raccoglie spazio.
Questa stanza non ha più pareti, ma alberi.
Infiniti. Dove queste foglie volano, volano via.
Ed è armonia; insieme, insieme.
Ed ognuno solo.
Questa stanza provoca il volo.
E solo allora mi accorgo che in ogni parola che sue poi il gesto
si rende suono non molesto, non maldestro.
Unico e sensato, gesto.
La poesia ha le sue stanze, come l'uomo ha il suo volo.
Nell'incessante percepirsi dell'attimo.
Pulsante attimo, che sa di spazio
questo aprirsi... e potere
richiudersi.... e dovere.

Respira bambina.
Respira.


_Caduta

Caduta afferrata. Caduta agognata.
Caduta.
Scoscesa notte. Indifesa.
Caduta arresa.

Ho voluto con tutta me stessa cambiare l'angolo a questa festa di gioco, questa stanza che qui trattiene.
Ed è caduta con me.
Insieme a me.
E l'angolo è ancora più sicuro: traccia perfetto il suo volo, il suo dolente tendere al limite.
Estremo.
E tutto cade, lentamente, tende al finire. E non finisce, mai.
E lentamente, lentamente cade.

_mare
E sembra un mare composto di piccole gocce, lacrime e quarzo diamantino, accecante.
E' sale il sole.
Si dice che chi estrasse sale idrogenato sia rimasto accecato e che il suo mare, insieme alle lacrime, sia stato inghiottito.
Non può più piangere. Non può più tornare.
Malessere che non geme, non si lava.
Condanna non umana.
Crudeltà barbara: afgana prussiana turco-romana!
Ci siamo. Tutti attorno a questo mare
di lacrime prosciugato.
Rinnegato.
Un mare bianco, salato. E' calce viva, dove gli insetti ci arrostiscono.
E noi non muoviamo rotta, dove c'è un fuoco che affonda
prosciuga i remi in sabbia, dove non sono connaturati
si esce pazzi, esasperati.

_caduta

Si tenta un volo che annienta, si cade e ci si assenta.
Questi palazzi alti, ma noi che siamo ancora più alti?
siamo Pazzi.
E ancora una volta ci ribelliamo: tentiamo l'insperato.
E cadiamo.
Credendo nel volo. Nel percepirsi sbalzati, nel fluire, divenire.
Cadiamo.
E speriamo che d'eterno questo fuoco sappia riuscire
a darci un indizio, qualcosa di più saldo di un precipizio.
E cadere cadere
senza mare
e non essere altro che caduta
arresa, sconosciuta.
E volere fare, non solo poter fare
Ma agire. Essere reali nel divenire.

in questa doppiezza di camera esausta.
La camera astratta,
estratta nel lotto di un'estrazione
la carta pescata su un milione.
Esattezza matematica di probabili vie.
Precisione molteplice riuscita per via di semplicità
eccola, esatta la chiave che ci libererà:
non è l'ingordigia, ma un filo teso a suo modo ostinato
eppure leggero, vetrato.
Fragile tendere, minimo eppure ardire.
Ardere del braciere, di una passione mai esausta
ma ebbra di sua sostanza.
Vitale, dovere del potere.

Limitare.
E darsene un oltre. Senza scorgere nient'altro che onde.
Bramando, mai esausto.
Ma con il cuore soddisfatto, caldo.
Placido rimanere, sapere di grazia.
Sapere darsi grazia, che non è ragione.
non solo, soltanto, ma bellezza reale di tangibile incontro.
Fremito e palpito.
Vita che ha in se stessa la sua "riuscita", che si basta, si appaga eppur bramando,
ne è piena.
Serena, placida acqua... dov'era?
Disseccata dal sole, dal piegare schiene in schiavitù severe.
Ritonare alla radice, al ramo che nuovo si piega. Legno verde
bagnato dalla ninfa terrena.

(rifl)
Avere un luogo è avere spazio.
altrimenti è prigione, è incastro
di un dovere: opposizione e catene.
Avere questo luogo allora significa avere memoria,
avere un corpo che caldo, sacrosanto mi limita
eppur mi tende, mi tenta, Morgana-Membrana
è anche contenta di avere spazio e di volere.
Con grazia quest'acqua è sete di bere
disinteressata, e forse per la prima volta il suo
pudore non è dettato da un bruciore, che sa di
peccato e di malaffare, ma di un'esattezza animale
che ha in sè dignità ed un suo onore.


_infanzia

biglie
queste le chiglie dove ci pieghiamo
scintille
la materia che erompe e sfrega
che si fende
dolore, stridore
un machete le offende.
conflitti
vi vedo lontani, nel tornio
del carpentiere
dove poco per volta
si forgiano forme
antiquarie, pregiate
e da queste si vedono le malattie
La carne macilenta
da pus e punture
offesa
fatiscente
sospesa, si sente
lo strepito delle ossa
contro la lama
una lancia antica
la guerra mai troppo lontana
da queste chiglie
le biglie
di noi pochi bambini
il nostro gioco è turbato dai
febbrili miasmi che il vento
non allontana ci sputa in faccia
un'infanzia protetta
dell'animo cosciente
che retto all'abietto sempre si oppone
ma questa impotenza bambina
senza innocenza è nostra posizione
della nostra indolenza non un'opinione.
Misera fiacchezza
impotenza d'agire
questo rimane
biglie
per non arrossire
ma ci penserà
ci penserà la vita
quando una biglia impazzita
ci ridarà il conto esatto
di questo abbruttire
vecchiaia di morte
qui deve venire
per ridonare ancora una giovinezza
uno slancio vivido, una fierezza.

e non è morte
non sarà guerra
la nostra epoca sarà nuova stella
di un Umanismo
vero e lontano
ritorna un Signore e ci prende per mano
ci accompagna noi esausti, noi malmessi,
malridotti, diversi
ci riconduce ai firmamenti
ai balenìi lucenti
non solo di lama ma di comprensione
l'amore d'amore
non è un'opinione.

1 commento:

TELEFONO AMICO ITALIA ONLUS ha detto...

Pericolo di vita

Non toccate
i fili dell’anima
tesi tra te e i telai del cielo
il pericolo di vita
sospeso
come il punto di vista delle allodole.

Adesso
tu spicchi il cammino
così esile lievito
di te stessa
fai un nido di pane sulle edicole
con gli ex voto a scaldarti le ossa


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