6 settembre 2009

in treno_per Napoli_ritardo minimo:4 minuti

uff. uff. l'invasione.
La puzza sotto il naso.
L'osservazione costipata.
La varia distanza.
Un giornale.
Una bambina che scrive al quaderno.
Un laptop bianco.
Una borsetta di pelle marrone.
La signora si riavvia i capelli, occhiali da sole e sguardo al finestrino opposto,
guarda furtiva la bimba e il suo accompagnatore.
Poi il moro sedutole accanto.
Infine decide di scrivere anche lei, al cellulare, al marito che a casa sonnecchiando l'aspetta.
non alza nemmeno la cornetta.
Africa chiama Cina. Africa chiama Cina.
La Cina punta all'Occidente, affaccendato, accovacciato, stropicciato.
Africa dorme Cina,
sogna!
La Cina medita sui calzoni sabbia della ragazza senza età.
Radici. Vastità.
Il giornale penzola e buchi dirimpetto nei calzoni modaioli, come pozzanghere
nel mare.
Il tasto contrappunta.
La Cina risponde all'Africa senza badarci.
L'Occidente nel frattempo è illuminato.
La signora rinnega il suo stare.
O annega il suo stare.
La bambina continua ad osservare:
è indecente che osservi con quella sua aria di dirupo...
ma invecchierà, invecchierà anche lei
e poi capirà
cos'è l'oltraggio dell'essere brutalmente esposti
alle ferite di occhi
avidi di vita.
La signora si rimette veloce i grandi occhiali da sole.
Cina dorme Africa.
Africa dorme Cina.
Sogna?
La bambina intanto osserva e conserva.
Mentre scrive la ragazza, la signora si pizzica il braccio.
Il laptop salva l'ennesima bozza.
Si ridesta la Cina, non si appisola
poi entra un patriota, un Cinese
sfiora il braccio dell'esausto gli strappa la coperta del giornale
a lui rimane la maglia su cui compitare
parole straniere.
Lontano da tutti.
L'Occidente infastidito si sgranchisce le gambe,
e sembra rimproverare agli altri la fiacca indolenza
la pigrizia dell'assenza.
La tristezza fa capolino sulla Cina addormentata.
L'Africa anche se sveglia ha un ritmo di sogno,
profondo.

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