Di quale fame siete, fratelli?
Da quale fame venite?
Quale, tale inquietudine che qui vi riconosce,
parenti, nell'attimo della salita?
Un attimo è un cambio di direzione,
l'appoggio sul tallone
e l'oro della sincera vita degli occhi
che acceca il rosso delle notti.
Di quale fame siete?
Da quale, benedetta maledetta, fame venite?
La vita è per noi davvero solo questa illusione? la reale
è conta di ore, da organizzare
orchestrando sinfonie...
Ma ci serve mentire per dire
parole sentite.
Quale sacra maledizione è questa fame
che perdura:
inquietudine, che si fa moltitudine.
18 gennaio 2010
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