7 ottobre 2008

EXHIBITION

Tu mi chiedi lontano un vetro, dipinto sembri dalla mano di un Lotto, quanto costa questo quadrato di cemento, no non la vedi tu la spirale d’attesa dove Brunilde lotta con l’angoscia di sapere dov’è Sigfrido.
Non senti tu le acute, stridule grida, che all’opera chiamano gorgheggi, e di Wagner fanno la festa e l’onore per tutti.
No per te solo silenzio e assedio, antico bellissimo vacuo ragazzo, che mi chiedi soltanto il prezzo della merce esibita nella teca.
Il numero esatto della combinazione, chissà mai di riuscire a scassinarla novello Lupin con mano fatata.
Mio Sigfrido, non trema il tuo cuore; solo il fiato ha un vago cadere, interrompersi per poi riprendere brusco, risoluto nel suo intento.
E allora algido è il mio cuore di fiamma, lo so avresti preferito l’assonanza tormentosa delle nostre calde estati...
Eppure questi son tempi classici, più antichi di quel che si pensa. La decadenza ha sempre il fetore del passato, e la nostra non fa eccezione: i broccati grondanti di unto, dicono quel marcio opulento che esternandosi afferma che in fondo è proprio tutta questa civiltà la vera cancrena, e tu fatato sguardo disperso hai ragione a chiedere il prezzo di questo ozio affaccendato che chiamiamo pensiero, cultura.
Inutilità di struttura.
Mentre un Paese affonda di debiti e nodi, tu cupo e ingrigito, giovane e antico, bellissimo araldo di un nuovo sorgere, richiami alla concreta vita, uccidi l’anima ma trovi una via d’uscita.
Noi siamo incapaci, non sappiamo deciderci, siamo dei polli assorti, dei pazzi che sognano sempre.
Antico Lotto, lottizzaci l’animo a caro prezzo, perché di una sola cosa siamo certi: inenarrabili saranno i dispersi e le cose che non verranno, e di quel che ci sarà poco ci importa.
Ricordati anche un goccino di anestetico, le nostre bruciature valgono doppio, bruciano di più, in compenso sappi che noi duriamo meno a questo stridere, alla violenza sorda del passo grigio, alla mancanza di un antico vero sentire.
Ma adesso anche la mia pelle di pesce lunare è richiusa nella stessa tua tuta da sub, blu notte.
La cerniera l’ha occultata, adesso sono pronta, posso dirti il prezzo, mi tengo forte, provo la pressione, alzo una pinna poi l’altra.
Non so quel che dico, ma vedo sorridere il tuo sguardo di uno scintillìo triste, è solo un attimo.
Poi mi giro e mi allontano a passi regolari, veloce, ma ancora ti posso vedere, con la schiena, e so che non hai alternative.
Il futuro è sempre stato un abile scassinatore.

1 commento:

DerOberdada ha detto...

Ma alla fine... quanto costava?
ahahaha :P
sorry :D


Come va ordunque? :P


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