20 febbraio 2009

il compito



Il compito più difficile rimane vivere, e scegliere che persone essere, a volte è la vita che sceglie per noi, ci mette in certi contesti piuttosto che altri, pota rami e possibilità a volte duramente, ma quello che non potrà mai fare è decidere la modalità della nostra presenza: quella dipende soltanto da noi, dalla nostra vitalità e responsabilità, dalla nostra capacità di fedeltà e relazione onesta con noi stessi, con i nostri impulsi più profondi, che non vanno mai traditi.
La modalità della nostra presenza, significa primariamente onestà di atteggiamento, aderenza alla verità profonda del nostro essere.
Qualsiasi cosa si faccia, in qualsiasi luogo ci si venga a trovare, qualsiasi sia la prova da affrontare, bisogna cercare di essere fedeli al dettato interiore di se stessi; solo così a sera, si potrà riposare la volontà nella salda mano della natura, in pace con gli uomini e con l'essenza che tutto penetra.

Trovare se stessi, questo è l'enigma della Sfinge.
Conoscere se stessi, è un profondo perdersi nell'altrui forma.
Ma a riportarla all'unione, alla sintesi, è la coscienza che si chiama Dio.
coscienza che ubbidisce, non si alimenta di propositi, ma si spoglia dei propri per fare la sola santa volontà dettata da una coscienza interiore, che più è tale ed affinata più è contraria al proprio "interesse" umanamente inteso.
Quando la vera coscienza parla, bisbiglia spropositi, azioni di violenza inaudita verso se stessi.
per questo i santi si vergano, perchè desistono timorosi e non seguono la Voce che li chiama all'assurdo.
Si puniscono della codardia, si puniscono della lassa pigrizia, che non li rende splendidi e acuti.
perchè quello che l'uomo più teme è questa sua veste di luce.

Allora la modalità di presenza è continuo controllo, rapporto, ma anche ascolto e dispersione di sé nella più alta consapevolezza.
Raziocinio e assurdità, amorosa perdita e saldezza.
Mai compito fu mai più arduo: trovare la stasi di equilibrio in un mondo in perenne mutare.
Per fortuna in fondo nulla accade per nostro merito, e per nostra sola colpa, infatti dove la volontà non fu corrotta l’errore stesso si nobilita. E dove non ci fu pazzia amorosa, visionaria attesa, il sogno non diviene durevole.

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