25 maggio 2012




PERCHE' LA FILOSOFIA...

Chiedersi e cercare di delineare la figura e il ruolo del filosofo nel presente (oggi) sembrerebbe essere una domanda a tratti anacronistica, retorica, romantica, una pedanteria d'altri tempi eppur forse anche leggiadra di una ottimistica possibilità di visione, proposta di cambiamento.
Ecco, se oggi ci si chiede: "chi è il filosofo?" "Dove opera e cosa può fare?" Si viene investiti da un senso di imbarazzo che un certo ottuso realismo inocula mentre presume di smascherare l'ingenuità della domanda, eppure è proprio quella mancanza di visione quello di cui oggi siamo tragicamente carenti.
E quindi si permane, nella sonnecchiante acrititicità bulimica e nel cinismo o ancor peggio nella più nera indifferenza.
Allora forse il filosofo o semplicemente chi si pone onestamente questa domanda in modo pudico, poichè consapevole dei tempi in cui viene a trovarsi, deve armarsi (non userei altra parola) di entusiasmo e di una vitalità fattivi oltre che enunciativi, in un certo senso inediti ed antichi.
Il "sistema" invisibile e infiltrante, forse più presupposto che realmente esistente, pone le discussioni ad un livello talmente elevato, accentrato ed alto, da far divenire troppo lontane (e per questo invisibili) le reali possibilità di cambiamento. (L'etica)
Le grandi questioni che il filosofo e il suo pensiero devono toccare devono poter partire dal basso, dall'esempio, forse ancor prima: dall'enunciazione di un metodo.
La conoscenza contemporanea quella dell'ultimo cinquantennio, quella della seconda metà del Novecento, ma soprattutto con la svolta informatica e l'arrivo persistente di Internet e relativo motore di ricerca Google nel 1998, ha davvero modificato (cambiato) la percezione del sapere.
Il filosofo se vuole "politicamente" parlare agli uomini del suo tempo deve sociologicamente e personalmente (ancora più importante questa seconda implicazione) rapportarsi al proprio tempo e riconoscersi lui stesso come figlio dei tempi, certo un figlio forse un pò ribelle, recalcitrante ma al contempo il filosofo deve ricordare all'uomo del suo tempo il suo essere "più antico" ( il suo essere "inattuale"), il suo sapere cioè lungo millenni che è certo la storia, ma ancor di più la sua radice e la sua vera posizione dinnanzi all'esistenza.
Mai come nel secolo scorso l'uomo comune è stato tanto defraudato della sua dimensione esistenziale e dell'espressione delle richieste e domande a lui più connaturate.
I filosofi dalle loro cattedre offrivano e dispensavano parole di sapienza illuminata, ma questo loro sforzo -apparentemente- non giungeva all'uomo comune, impegnato com'era nella lotta per la sopravvivenza... impigliato nella rete dei simulacri che lo rendevano schiavo.
Oggi il filosofo, soprattutto il filosofo che si sente tale per "fisionomia": vocazione connaturata non può permettersi questa distanza.
Oggi il vero filosofo dev'essere in grado di AGIRE, nella metodologia di un lavoro che nasca dal basso, dall'aggregazione, da un risveglio della consapevolezza.
E dev'essere in grado di coinvolgere e risvegliare.
Il filosofo contemporaneo è un filosofo coerente, che come il saggio cinico è moralmente educato dai suoi precetti e insegna agli altri una via condivisibile e percorribile, un filosofo quindi della PRAXIS: della realtà vissuta e condivisa, messa in relazione e discussione.
Soprattutto in una società che si delinea sempre più come ILLIMITATA, UNICA, essere in grado di scorgere la differenza e la possibile unità (ritrovata) di questa, il che non significa per forza appiattimento, abbattimento (illusorio peraltro) di frontiere, ma fondazione di una radice comune.
Istituire questo retroterra morale e di ricerca della FELICITA' COMUNE come una vera, macroscopica identità umana rifondata oltre ogni differenza.
Il filosofo che politicamente voglia agire intendendo il "politico" nella sua accezione più ampia ed originaria, è oggi colui che pone domande (socraticamente) soprattutto a se stesso e vi cerca una risposta "concreta" nella possibilità di una condivisione alla ricerca di una nuova fondazione, di un nuovo equilibrio tra realtà e sapere, esperienza ed esistenza.


S-punti di riflessione:

  • la questione educativa
  • disciplinare l'azione umana: la scienza
  • il limite e la bioetica
  • lo statuto della filosofia: del perchè la filosofia può tracciare una linea direttiva
  • filosofia/poesia: tra Oriente ed Occidente; due sistemi di pensiero: rettilineo e circolare
  • La questione orientale: fare e differire

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