24 aprile 2008

Riflessioni_Il marginale




Nell'era della liquidità asciughiamo le scale

La periferia e la pianura sono due universi simili, poiché entrambe sono propaggini terrene che proseguono linearmente verso un altrove, l'una si innalza di piani e barricate povere, l'altra si estende in un modo rettilineo, ma entrambe sono marginali e si estendono.
L'una, la periferia, perchè esterna al centro, alla città di cui solo lateralmente fa parte, l'altra perchè nella sua espansione non ha un centro proprio, sfugge continuamente di lato come una linea che non crea un'area, un territorio, ma una continuità di movimento, un moto comunque immobile, se non altro perchè ripropone se stesso senza variazioni.
Un “caos calmo” per dirla con un titolo famoso.
Entrambe pullulano del troppo pieno e del vuoto, possibili intrecci di una futuribile manifestazione.
L'evento schiacciato e disgiunto insieme, non è mai stato più tangibile e possibile che in questi due mondi speculari di mattoni, cemento, alfabetizzazione civile convulsa ed utilitaristica, fatta di modelli prefabbricati fondamentalmente volgari, e di lentezza arcaica, pieno di terra, muscolo capace di poca astrazione, ma fibra di serena sacralità comunitaria.
Perchè un Pasolini fu così attratto dallo svuotamento nel cittadino periferico del sacro incolto poeta contadino, così tenero, paziente, mite, “pio bove” d'assoluto?
Cosa è realmente sfuggito in questo cambiamento, cosa definitivamente perduto?
Anche nella miseria c'è la poesia, lo sappiamo che i fiori non nascono nello splendore, è solo un cambiamento ma l'uomo è identico a se stesso e questo, purtroppo lo sappiamo, è destinato a ripetersi.
Erodoto scrivendo la storia della Grecia Antica aveva già scritto tutta la storia dell'uomo: guerre, devastazioni, violenza, litanie di madri, eroismi invisibili di chi sa attendere...
non siamo mai cambiati, oggi potremmo realmente?
Cosa si rischia in questo presunto cambiamento antropologico?
Personalmente credo niente, si parlava degli anni '80 come anni del riflusso, io credo che mai come nel nostro presente, oggi, si possa parlare di nulla di nuovo, la letteratura è costretta a rileggersi a ripiegare su se stessa riscrivendo di sé, la televisione già stanca dopo solo cinquant'anni di fatua cronaca umana è già all'amarcord autorefenziale, la filosofia scopre lo zen e si rilegge da capo mettendosi in dubbio dai suoi albori...
Ragazzi, davvero niente di nuovo sul fronte occidentale, credetemi, nulla è perso, è solo un poco da rifare, e a volte è un sollievo.
La storia ci guarda e... ci chiede un restyling, tutto qui: nessun lirismo, nessuna stoica solennità, mascelle tirate o pugni chiusi, solo umiltà mite di lavoro costante, quello di ritracciare qualche rotta per una nave che imbarca acqua; tanto la meta è vicina: TERRA!
Abbiamo visto la terra dalla luna, è una prospettiva inedita che ci confonde ancora, ma abbiamo visto che per quanto grande il suolo su cui camminiamo è solo marginale, una galassia laterale di un grande nero in espansione.
Siamo marginali.
Il contemporaneo (l'uomo contemporaneo intendo) può fare e dire qualcosa solo se annulla il protagonismo, il titanismo; perchè dev'essere uno strenuo eroico combattente, ma al contempo un milite ignoto.
Bando ai protagonismi laceranti, lasciamoli da parte, ci guadagneremo tutti anche perchè ormai si può solo essere umili, sarà che poi noi siamo Italiani, almeno io che scrivo e così mi esprimo, so quanta storia accresce la mia vista ed è tanta e grande a tal punto da rendermi miope.
Lo so che di qualcosa dovrò ignorare, lo so, perchè è sempre più importante fare.
Allora bisogna essere umili.
Umili e consapevoli delle nostre eredità disattese, lavorare per aggiungere un goccio, anzi per toglierlo, per asciugare le scale di una biblioteca che, come diceva Borges, è infinita e ha previsto tutto.
Anche il nostro riflusso.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bellissimo...nell'era della liquidità asciughiamo le scale.
ho preso"Narratori delle pianure" e "Quindici stanze per una casa"di Arduino Cantafora.
ske


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