6 giugno 2008

Il mio Maestro

Voi avete bisogno
delle mentine
per coprire il fetore
del vostro fiato

il mio Maestro
se ne sta alto
silenzioso
un poco lontano

a scrutare il cielo
in aria di tempesta
il mio Maestro
ha un’anima che cerca

Magro dritto
immemore di stomaco
cammina indomito
con passo snello

bagaglio quasi nullo
Si lascia educare
dal vento e
dalle stelle

Solo a sera si siede
e si ciba
condito di risa parole
mani sincere

Un sorso di vino
È un’altra preghiera
Quando ormai
viene sera

Questo è il mio Maestro
il solo che m’insegna
con un’occhiata
ad aver cura della parola

detta
stolta ingannatrice
Lui gira le spalle
a quanto “si dice”

L’ho visto furibondo
Acceso e trasognato insieme
Il mio Maestro è tutto
e non è mai finito

È una terra che attraversata
sorprende ancora
È vagare all’alba
Sicuri dell’aurora

È pazienza è tempo
È solo un momento
È il piangere
Sudare colore

È cadere sotto un masso
Troppo pesante
È essere eroico
grondante

Temendo il chiodo
Un chiodo che annienta
Ma è sicura coscienza
Di quanto gli spetta

È vivere sgretolando piano
Il masso umido
E informe
Di un giogo lontano

Umilmente accettato
Lentamente capito
Attraversare a passo
Questo tempo finito

1 commento:

Olivier Franconetti Benamor ha detto...

"Più giù, in fondo alla Tuscolana,
oltre Cinecittà, c'è un prato..."

!?...http://elanavev.blogspot.com/

...passavo per un saluto...


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